La città fa da sfondo alle prospettive che l’arte disegna al suo futuro; una città “ambiente”, dunque non solo architettura, bensì misura di relazioni che s’intrecciano come trame del vissuto quotidiano, intercettando nuovi spazi all’esistenza, nuovi luoghi all’immaginazione sociale. La città, per Bignardi, è un unicum che l’autore rilegge come un autoritratto dal quale difficilmente si possono staccare delle parti, circoscrivere o, peggio ancora, isolare tra loro i segni del tempo, della sua lenta metamorfosi che consegna la città al presente. Un unicum la cui identità oggi rischia, però, di disperdere la sua riconoscibilità nella deriva di una progettualità autoreferenziale. È un’analisi attenta a tessere il dialogo con le realtà aperte da nuove prospettive di operatività estetica nel campo urbano: un’analisi per la quale l’autore si interroga sull’immagine, sulla scultura ambientale, sui luoghi della contemporaneità. Esperienze vissute in presa diretta, cioè nel vivo del loro “farsi”, quindi nell’azione che l’artista sviluppa, come sua capacità primaria, nel processo di conoscenza del proprio presente, pronta, cioè, a farsi riflessione e progetto, memoria e costruzione.
Massimo Bignardi è docente di Storia dell’arte contemporanea e di Arte ambientale e architettura del paesaggio presso l’Università di Siena ove ha diretto, per diversi anni, la Scuola di Specializzazione in Beni storico artistici. Sull’argomento di recente ha pubblicato i volumi Praticare la città. Arte ambientale, prospettive della ricerca e metodologie d’intervento (2013) e Casciello. I “luoghi” dell’arte (2015) e ha collaborato alla raccolta di saggi Arte, città, territorio (2016).
Sono presente nel capitolo Corpo urbano, corpo plastico per l’installazione In that time, too many lions will have the heart of the donkey nello spazio del giardino a forma di Vesica realizzata al castello di Eichenzell (Fulda), detto della Fasanerie, nei giorni 13-16 Maggio 2016
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